La vitamina D è un gruppo di pro-ormoni liposolubili, la cui principale fonte per l’organismo deriva dall’esposizione alle radiazioni solari e, in misura minore, dal cibo, in particolare dall’olio di pesce e dal tuorlo d’uovo.

La vitamina D è importante per il nostro organismo, principalmente regola la salute delle ossa ed è essenziale per la regolazione del calcio nel corpo; inoltre, esperimenti condotti sugli animali, hanno dimostrato come abbia anche effetti neuroprotettivi, proteggendo i neuroni dai danni infiammatori (McCann & Ames, 2008); d’altra parte, una carenza di vitamina D nei roditori porta a deficit come livelli alterati di neurotrasmettitori tipici della schizofrenia (Eyles et al., 2013).

Uno studio condotto su pazienti affetti da Parkinson ha dimostrato che, rispetto a coloro che assumevano il placebo, coloro che prendevano la vitamina D avevano una progressione degenerativa più lenta nei 12 mesi successivi alla somministrazione (Suzuki et al., 2013).

È noto in letteratura che le persone con disturbi mentali severi, come la schizofrenia e il disturbo schizoaffettivo, soffrono più spesso rispetto alla popolazione generale di disturbi cardiometabolici, obesità, diabete e ipertensione; è interessante notare che bassi livelli di vitamina D si associano a problemi cardiometabolici sia in persone con disturbo psicotico che nella popolazione generale (Eyles et al., 2013).

Nonostante la ricerca suggerisca che la vitamina D sia collegata alle funzioni cerebrali e alla schizofrenia, si denota una carenza di trial sperimentali che vanno a confermare quest’ipotesi. Attualmente, gli studi sugli effetti dati dalla carenza di questa vitamina, si sono concentrati principalmente sui sintomi fisici e non su quelli neurologici e cerebrali (Tiangga et al., 2008).

Un protocollo di ricerca pubblicato su Trials nel 2020, si è proposto di indagare l’effetto della somministrazione di Vitamina D nei soggetti con un disturbo psicotico (diagnosticato con ICD-10); il razionale di questa domanda di ricerca, oltre che dai risultati sopra riportati, trova le sue fondamenta anche nei dati statistici che denotano una maggior incidenza dei disturbi psicotici in coloro che sono nati in inverno e in alta latitudine, condizioni caratterizzate dalla scarsa presenza di radiazioni solari, e quindi da minori livelli di vitamina D (Gaughran et al., 2020).

Per rispondere a questa domanda di ricerca, è stato progettato un protocollo a doppio cieco parallelo con gruppo di controllo e gruppo placebo.

Il campione sarà composto da 240 pazienti, randomizzati 1:1 in uno dei due gruppi sopra citati, la sperimentazione durerà 6 mesi, al gruppo sperimentale sarà somministrata una dose di 120,000 IU al mese di vitamina D (colacalciferolo), mentre al gruppo di controllo verrà somministrato un placebo.

I sintomi psicotici verranno valutati con la scala Positive and Negative Syndrome Scale (PANSS), somministrata all’inizio della sperimentazione, a 3 e 6 mesi di follow-up.

Lo studio approvato dal comitato etico, inizierà nel 2020, la data precisa non è ancora stata esplicitata, tuttavia i ricercatori si aspettano che il gruppo sperimentale, riporterà un minor punteggio nella scala PANSS, quindi che i soggetti esposti alla condizione sperimentale, mostreranno meno sintomi positivi e negativi tipici dei disturbi psicotici, confermando in tal caso che, la somministrazione di vitamina D porti ad una riduzione sintomatologica psicotica (Gaughran et al., 2020).

Fonte: stateofmind.it