Simposi, summer school, mostre di artisti internazionali. E – soprattutto –un luogo raccolto e splendido,dove ritrovare, nelle tempeste della vita, il profumo e la dimensione di casa. Dici Torcello e pensi a magia: l’antica basilica, il leggendario Trono di Attila, il canale con il ponte del Diavolo. Proprio qui, nel terreno che si affaccia su questo attraversamento senza parapetto che è una delle maggiori attrazioni della piccola isola della laguna veneta, si è aperto un progetto tutto bergamasco. Lo promuove la Fondazione Emilia Bosis che dal 1998 si occupa dell’accoglienza del disagio psichico. Un progetto che vuole unire due anime, quella dell’ospitalità in chiave riabilitativa, e quella artistica.

A Torcello la Fondazione Bosis ha acquistato una proprietà in prossimità del ponte del Diavolo: all’interno di un grande giardino, un edificio novecentesco è diventato la Domus Emilia e all’inizio di aprile due ospiti di una delle tre comunità della Fondazione hanno «inaugurato» la casa con la loro presenza per quella che si è rivelata «una vacanza ricca di spessore – spiega Giulia Benetti, referente per la cultura della Fondazione Bosis e direttrice della comunità “Il sottile filo rosso” di Verdello –: aiuta i nostri ospiti all’autogestione e cambia la prospettiva tra educatore e paziente, consentendo una conoscenza più profonda, più calma». E alla fine, anche un pomeriggio trascorso insieme a pulire il pesce regalato dal pescatore di Torcello, fa la differenza. Motivo per cui la Fondazione intende portarci tutti i suoi pazienti, condizioni fisiche permettendo.

«L’isola di Venezia dà la possibilità – prosegue Benetti – di fare esperienze bellissime: siamo andati in barca e per forza, visto che è l’unico modo per poterci arrivare, abbiamo conosciuto un pescatore che ci ha spiegato la pesca al granchio e alle anguille, abbiamo visto i fenicotteri».

Centri e iniziative

Occasioni per vivere la normalità ricordando una delle frasi più incisive di Emilia Bosis, la donna illuminata che con il suo lascito ha dato il via a una galassia che oggi comprende tre comunità, due centri diurni e appartamenti in housing sociale, per un totale di oltre 100 pazienti seguiti, oltre a una miriade di pubblicazioni, incontri e progetti tra cui Hosteria Germoglio, la trattoria della cascina Germoglio a Verdello, poi il trekking himalayano alla Piramide del Cnr sull’Everest, quello in Pakistan nel 2004, quindi sul Kilimangiaro, in Patagonia nel Cile.

Quindi ancora le esperienze d’avanguardia del Teatro Stalla, i viaggi Equus in carovana da Verdello a Cremona, sulle sponde del Fiume Po, ad Assisi e in Normandia.

Fino ad arrivare nel 2019 alla partecipazione di ospiti, operatori e amici alla Voga Longa e alla Regata storica di Venezia «alla quale speriamo di partecipare anche quest’anno – auspica Benetti –, il 23 maggio prossimo».

Un nuovo capitolo

Ora la scommessa di Venezia. «La proprietà acquisita a Torcello – spiega il presidente della Fondazione Bosis, Pier Giacomo Lucchini – intende diventare in prima istanza una casa di relax vacanziero come quiete dell’anima, di relazioni internazionali tra gli ospiti e il mondo, nonché centro che accoglie e ospita l’utenza della rete sociale veneziana e la comunità veneta nel suo complesso». Perché oltre alla domus, qui sorgerà anche un atelier. Chiari e ambiziosi gli obiettivi: dopo aver partecipato per tre edizioni con le sue opere alla Biennale d’Arte, con la creazione dell’Atelier Domus Emilia di Torcello, la Fondazione aspira a instaurare collaborazioni nazionali e internazionali e a dare una qualità cosmopolita alla sua proposta artistica. «Grazie alla collaborazione di Elena Agudio, storica dell’arte e curatrice italiana residente a Berlino – spiega Benetti – saranno coinvolti artisti da tutta Europa e nel terreno che circonda la Domus Emilia si potranno allestire mostre temporanee ». E proporre laboratori artistici ed eventi culturali come i Simposi Bosis, occasione di riflessione, speculazione e dibattito intellettuale pubblico, oltreché opportunità per affrontare il tema della Follia attraverso l’arte e le neuroscienze. Durante questa settimana il pubblico potrà visitare la mostra di opere d’arte di grandi artisti, osservare i prodotti degli atelier artistici condotti durante l’anno e assistere a sessioni dimostrative di lavoro, scambi di pratiche, conferenze e performances.

In particolare ogni giornata prevede una conferenza, in presenza e in streaming, in cui vengono condivise e discusse tematiche salienti nell’ambito della psichiatria, delle neuroscienze, della follia e dell’arte, una mostra di importanti opere d’arte, la proiezione di docufilm.

Da sempre le persone che fanno capo alla Fondazione Bosis dipingono, fotografano, scolpiscono, creano. Le loro opere e quelle degli artisti che già fanno parte della collezione Bosis e di quanti aderiranno in futuro potranno essere esposte in un museo particolare: un’opera d’arte esso stesso. È l’installazione artistica «Stultifera Navis» progettata secondo un’etica di rispetto e valorizzazione dell’ambiente, a basso impatto paesaggistico, pensata da Giorgio Vicentini come una struttura «galleggiante » nel mare della semplicità. Lunga 10 metri, larga 5 e alta 4, sarà luogo per laboratori sperimentali dedicati ai pazienti psichiatrici e a tutte le persone che avvertiranno l’urgenza di sperimentarsi nelle discipline artisti che e comportamentali.

Quest’angolo di Torcello ospiterà quindi le opere degli artisti selezionati dai curatori, quelle prodotte durante i laboratori artistici e quelle acquistate e donate dal Board of Friends.

L’idea è di invitare potenziali collezionisti, sostenitori e mecenati della Fondazione a conoscere più da vicino la pratica di un artista internazionale affermato e il lavoro della fondazione sull’isola.

I membri del Board of Friends sono invitati ad acquistare opere d’arte dell’artista invitato con l’opzione di dare l’opera in prestito a lungo termine alla Collezione Bosis e al suo futuro museo sull’isola.

Per ogni vendita la Fondazione riceverà una commissione, e il proprietario sarà menzionato come «patrono» dell’opera.

Arte e terapia, per dimostrare che, come amava dire Emilia Bosis, «la malattia mentale è un modo di essere diverso dalla normalità».

Fonte: Eco di Bergamo