Il ministro della Salute Roberto Speranza ha rivolto un pensiero di profonda attenzione a tutti coloro che in questi anni hanno sperimentato periodi di sofferenza mentale ma non sempre hanno trovato servizi adeguati ai loro bisogni nel suo intervento alla seconda Conferenza Nazionale sulla Salute mentale svoltasi nei giorni scorsi. Speranza ha evidenziato quindi le criticità dell’assistenza per coloro che hanno disturbi mentali, “sono stati accolti – ha detto Speranza – in strutture a volte poco accessibili e non sempre hanno potuto contare su un vero e proprio progetto terapeutico riabilitativo. Situazioni che non valorizzano sia le capacità delle persone sia le competenze degli operatori. Personalmente sento il peso e la responsabilità delle sfide che dobbiamo affrontare per superare le debolezze che ancora esistono in molte parti del Paese e per sostenere le buone pratiche che a volte faticano ad essere riconosciute”.

“Nonostante le scelte coraggiose e di grande valenza etica effettuate dal nostro Paese, la realtà -ha aggiunto il ministro – continua tuttavia a presentare criticità e le persone con disturbi mentali continuano a ricevere risposte non sempre pienamente adeguate. Criticità sono state evidenziate anche dal Tavolo Tecnico sulla salute mentale istituito nel 2019, che ringrazio per il lavoro che continua a svolgere. Dobbiamo riconoscere che, negli ultimi decenni, l’attenzione dedicata alla sofferenza mentale non sempre è stata all’altezza; ne è conferma, fra l’altro, la ricognizione effettuata dal Tavolo Tecnico circa l’attuazione del Piano di Azioni Nazionale per la Salute mentale (approvato in Conferenza Unificata il 24 gennaio 2013): i dati ci dicono che, a oltre 8 anni dalla sua approvazione, solo il 49.5% degli obiettivi prioritari sono stati oggetto di provvedimenti a livello regionale (di recepimento o attuazione).

Fra le principali criticità evidenziate, voglio rammentarne alcune:

– le ampie diseguaglianze che ancora persistono fra regioni e all’interno delle regioni stesse (nell’accesso alle cure, nell’offerta assistenziale, nelle risorse disponibili, nel ricorso ai Trattamenti Sanitari Obbligatori, TSO, nello sviluppo della rete territoriale, … ), con conseguenze non semplici per le persone; e rispetto alle quali

dovrà essere rafforzato- fra l’altro – il sistema di monitoraggio del rispetto dei Livelli Essenziali di assistenza;

– l’organizzazione dei servizi: da più parti si rileva una carenza di risorse professionali ed economiche e una difficoltà degli operatori a fronteggiare le sfide che le riorganizzazioni e gli accorpamenti dei Dipartimenti di Salute Mentale impongono;

– la necessità di rafforzare la cultura dell’assistenza territoriale, della presa in carico integrata e globale delle persone, coinvolgendo tutte le professioni, tutte le istituzioni e tutti i soggetti che operano nelle comunità, evitando – per quanto possibile – di allontanare i pazienti in strutture che rischiano di escluderli dalla società anziché favorirne il reinserimento;

– la necessità di rafforzare l’attenzione alle nuove forme di disagio, osservate già prima, ma aggravate nel corso della pandemia, in particolare fra gli adolescenti e i giovani adulti nei confronti dei quali dobbiamo essere capaci di mettere in atto azioni più incisive, a partire dalla prevenzione.

Dobbiamo certamente anche riconoscere che esistono esperienze concrete e virtuose, diffuse in varie parti del Paese. Dobbiamo valorizzare meglio.”

Fonte: panoramasanita.it

https://www.panoramasanita.it/2021/06/28/speranza-le-persone-con-disturbi-mentali-continuano-a-ricevere-risposte-non-sempre-pienamente-adeguate/

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