A due anni dalla presentazione della «Carta della Salute Mentale» è ora di tirare le somme. «Che sono molto positive – dice Enrico Zanalda, presidente della Società Italiana di Psichiatria -, considerato che a gennaio il Ministero della Salute ha istituito un tavolo dedicato a questa tematica». La Carta della Salute Mentale è figlia di due risoluzioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha predisposto un Piano d’azione globale 2013-2020. Obiettivo: sollecitare gli Stati membri ad adottarlo, intraprendere le dovute azioni programmatiche e stanziare le necessarie risorse. Seguendo queste linee, la Carta riassume le priorità di intervento per migliorare la presa in carico e l’assistenza dei pazienti affetti da disturbi mentali in Italia. Tre i macro obiettivi: miglioramento della qualità della vita dei pazienti e dei familiari attraverso nuovi approcci terapeutici; sviluppo di politiche integrate volte al recupero del paziente psichiatrico; ripensamento organizzativo, strutturale e funzionale, dell’area salute mentale all’interno dei sistemi socio-sanitari regionali.

Carenza di psichiatri

Su questi temi, sugli obiettivi raggiunti in ogni Regione e sulle criticità da portare all’attenzione del Tavolo ministeriale, gli esperti si sono confrontati a Napoli, in occasione del convegno promosso dalla SIP «Riflessioni sull’applicazione delle priorità d’intervento della Carta della Salute Mentale». «Il nostro contesto attuale richiede un intervento tempestivo – precisa Zanalda -, poiché vi è una grave carenza di psichiatri, che pone a rischio le prestazioni rese dal servizio pubblico. Questo è dovuto da un lato a un aumento esponenziale della depressione anche nei più giovani e dall’altro al nuovo carico assistenziale per i servizi determinato dalla chiusura degli ospedali giudiziari e dall’incremento delle richieste di un’utenza con disturbi che richiedono competenze specifiche come i disturbi gravi di personalità, del comportamento alimentare, le doppie diagnosi da nuove dipendenze, l’autismo dell’adulto. Ricordo che nel corso della vita il 20% delle persone soffre almeno per un certo periodo di un disturbo mentale per cui in quest’ambito più si acquisiscono competenze di diagnosi e cura e più aumentano le persone o i familiari degli stessi che chiedono di intervenire».

Disagio psichico

«Dai dati del sistema informatico salute mentale risultano in carico ai servizi ogni anno oltre 800mila pazienti in Italia – prosegue Zanalda -. Possiamo considerare che vengono assistiti dai nostri servizi pubblici un milione e mezzo di cittadini. In quest’ambito si ritiene che solo una minoranza di soggetti con disagio psichico e soprattutto quelli più gravi vengano intercettati dai Dipartimenti di Salute Mentale delle ASL. Questo per dare l’idea della rilevanza del problema e dell’impatto che la salute mentale ha sulla salute della popolazione in generale». All’interno del Tavolo di lavoro voluto dal ministro della Salute Giulia Grillo, che avrà durata triennale, si prevede un confronto con i principali “attori” del processo di cura in salute mentale finalizzato all’individuazione di quegli interventi destinati a migliorare la prevenzione, la cura e la riabilitazione dei soggetti portatori di disagio psichico.

Soluzioni alle criticità

Tra i compiti del Tavolo ministeriale c’è anche quello di approfondire l’esistenza di eventuali criticità, elaborando proposte per il loro superamento, e per l’ottimizzazione e il potenziamento della rete dei servizi. «Lavoreremo per verificare lo stato di implementazione delle linee guida, verificheremo l’appropriatezza dei percorsi terapeutici di diagnosi e cura, analizzeremo le criticità a livello territoriale – spiega Giulio Corrivetti, direttore del Dipartimento Salute Mentale Asl Salerno – e ci confronteremo per trovare una soluzione. Ultimo, ma non meno importante, proporremo azioni operative e normative per favorire l’attuazione di modelli riabilitativi maggiormente adeguati». «Poter offrire un servizio omogeneo significa molto anche in termini di prevenzione – conclude Corrivetti – perché una diagnosi tardiva comporta la cronicizzazione del disturbo psichiatrico con gravi conseguenze per il paziente, la famiglia e anche un rilevante impatto economico per il Servizio sanitario nazionale».

Fonte: corriere.it

https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/19_marzo_15/societa-psichiatria-regioni-confronto-priorita-intervento-6319ca8e-473e-11e9-93fb-6bb49234797c.shtml?refresh_ce-cp