La realtà virtuale sta suscitando l’interesse e l’entusiasmo di clinici e ricercatori, affermandosi come un efficace strumento per la valutazione e il trattamento di diversi disturbi fisici e mentali. In particolar modo, questa tecnologia ha dato prova di poter essere utilizzata in modo efficace nel mondo della ricerca neuropsicologica e psichiatrica. Questo strumento infatti racchiude in sé tre caratteristiche di grande rilievo nello studio e nel trattamento dei disturbi mentali.

Realtà virtuale e disturbi mentali, i benefici

  • In primo luogo permette di convogliare la necessità del controllo sperimentale dato dal setting laboratoriale con la possibilità di creare ambienti più naturali ed ecologicamente validi. In questo modo è possibile progettare ambienti di testing e di training sicuri che da una parte riducano i rischi legati agli errori e mantengano il controllo durante tutta la fase sperimentale, ma che, al tempo stesso, rispecchino in modo situazioni reali.
  • In secondo luogo, gli ambienti virtuali promuovono l’insorgenza e il mantenimento del senso di presenza, dimostratosi una variabile fondamentale per il coinvolgimento e la motivazione del paziente nel trattamento.
  • Infine, attraverso la realtà virtuale è possibile modificare ad-hoc l’ambiente, dando l’opportunità di manipolare i diversi fattori ambientali responsabili del distress del paziente, permettendogli di imparare ad affrontare e gestire in modo più efficace le sue specifiche difficoltà che si affronta quotidianamente nella vita reale.

Questa forma di tecnologia è stata impiegata con successo in numerosi setting sperimentali per il trattamento di diversi deficit cognitivi, emotivi o motori riscontrabili in disturbi mentali quali ansia sociale, disturbo post-traumatico da stress, disturbo di panico e  agorafobia, fobie specifiche, disturbo d’ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo, dipendenze e dolore cronico.

Realtà virtuale e studio della schizofrenia

Sebbene la maggior parte delle ricerche che hanno utilizzato la realtà virtuale in campo psichiatrico si siano concentrate sui disturbi legati all’ansia, il potenziale clinico di questo strumento è stato comprovato anche nello studio di una peculiare condizione psichiatrica: la schizofrenia. La schizofrenia è un disturbo mentale caratterizzato da sintomi positivi, che comprendono eccessi e distorsioni quali deliri e allucinazioni; e da sintomi negativi, che includono deficit comportamentali quali abulia, asocialità, anedonia, appiattimento dell’affettività e alogia. Si manifestano inoltre comportamento ed eloquio disorganizzati, disturbi cognitivi – tra cui deficit delle funzioni esecutive, di attenzione e di memoria – e disturbi psicomotori, come la catatonia. L’insieme di questi sintomi contribuisce al deterioramento del funzionamento personale e sociale del soggetto, inducendo la persona a perdere il contatto con la realtà. Le capacità dell’individuo sono compresse a tal punto da rendere situazioni di vita quotidiana molto più spaventose e difficili da affrontare, generando un forte distress nel paziente e spingendolo all’isolamento sociale.

Nonostante le ricerche relative all’applicazione della realtà virtuale nella valutazione e nel trattamento della schizofrenia siano ancora relativamente poche, hanno già apportato al mondo scientifico un enorme contributo con risultati promettenti.

Il futuro della realtà virtuale applicata alle psicosi

Risulta quindi evidente il ruolo fondamentale della realtà virtuale come risorsa in campo clinico. L’obiettivo sarà ora quello di adattare le terapie a questa forma di tecnologia, in grado di garantire non solo l’efficacia terapeutica e di assessment, ma anche il coinvolgimento e la motivazione del paziente. Inoltre sulla base dei risultati finora ottenuti, sarà possibile ideare e sviluppare programmi virtuali applicati ad altri disturbi psicotici e non.

Fonte: agendadigitale.eu

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