I numeri, diffusi dalla Sip (società italiana di psichiatra) il 10 ottobre 2019 in occasione della Giornata della Mondiale della salute mentale sono scoraggianti. In Italia ci sono stati oltre 92mila ricoveri e 600mila accessi al pronto soccorso nel 2017 , ma in un solo anno sono calati del 10% medici e operatori (da 62 a 56 per 100mila abitanti ). Nel 2017 vi sono stati 92 mila i ricoveri in strutture specialistiche, e 600 mila accessi al pronto soccorso (contro i circa 576 mila del 2016) per patologie psichiatriche, di cui il 47% per sindromi nevrotiche o somatoformi, tutte situazioni che potrebbero essere gestite negli ambulatori. Anche l’attività ospedaliera è in crisi: aumentano i ricoveri nelle strutture psichiatriche ospedaliere, pubbliche e private (108.874 nel 2016 e 109.622 nel 2017), e le giornate di ricovero (da 1.382.719 nel 2016 a 1.418.336 nel 2017) e la degenza media da 12,7 giorni nel 2016 a 12,9 giorni nel 2017. I medici sono passati da 62,4 nel 2016 per 100 mila abitanti a 56,6 nel 2017: circa 600 psichiatri in meno in un solo anno in Italia, che inevitabilmente sono sottoposti a turni massacranti fra orario e reperibilità o guardie, a rischio di burn-out con aumento di assenze per malattia, infortuni, demotivazione. Calano anche le prestazioni sanitarie, scese da 11.860.073 nel 2016 a circa 11.474.000 nel 2017, mentre crescono i pazienti bisognosi di cure, passati da 807mila circa nel 2016 a più di 851mila nel 2017, per problematiche sempre più complesse e pesanti.

Situazioni critiche

Aumentano anche i pazienti con vincoli giudiziari per la chiusura degli OPG, quelli affetti da autismo o da ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione ed iperattività), con DCA (disturbi del comportamento alimentare), con doppia diagnosi per uso di sostanze stupefacenti o alcool e con complicanze internistiche, migranti e anziani con alterazioni comportamentali dovute ai disturbi cognitivi. Queste condizioni cliniche complesse sono sovente a rischio di cronicizzazione per l’impossibilità di garantire Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali (PDTA) adeguati, e per la mancata intercettazione delle situazioni cliniche all’esordio. A farne le spese sono i pazienti e le loro famiglie costretti a subire il ritardo anche della presa in carico da parte dei Centri di Salute Mentale, con ridotta apertura oraria, attivi solo in poche Regioni.
«Occorre realizzare interventi integrati con l’impiego congiunto di risorse sanitarie, sociali, finalizzate all’inclusione dei pazienti dei Dipartimenti di Salute Mentale e dei loro familiari, nonché delle associazioni che li rappresentano, nel tessuto sociale » riflette –Enrico Zanalda, Presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP) e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Torino 3– Sarebbero utili progetti di cura personalizzati con tecnologie avanzate sia farmacologiche che psicosociali al fine di perseguire l’autonomia e la recovery dei pazienti che potrebbero così giungere all’integrazione lavorativa e sociale, divenendo una risorsa e dando lotta allo stigma che ancora aleggia attorno alle malattie e ai disturbi mentali».

Fonte: corriere.it

https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/19_ottobre_08/psichiatria-aumentano-malati-ma-diminuiscono-medici-816d8658-e9b2-11e9-95ef-66e776be64e5.shtml