Il metabolismo del triptofano contribuisce alla produzione della serotonina e dei derivati dalla chinurenina e può subire delle variazioni a seguito dell’esposizione a situazioni stressanti o all’insorgere di uno stato infiammatorio dell’organismo.

Molti disturbi psichiatrici sottendono meccanismi di funzionamento complessi e solo in parte completamente noti. In alcuni casi le terapie in uso non risultano efficaci e il “problema” tende a riproporsi nel corso degli anni. Tale quadro di situazione ha incoraggiato lo sviluppo di un filone di studi epigenetici e di neurobiologia con l’obiettivo di comprendere quali siano i geni e i processi coinvolti nella manifestazione di queste malattie e come l’esposizione ad un ambiente complesso possa condizionarne l’esito.

Al riguardo, ha destato particolare interesse il metabolismo del triptofano che contribuisce alla produzione della serotonina e dei derivati dalla chinurenina. Tale processo può, infatti, subire delle variazioni a seguito dell’esposizione a situazioni stressanti o all’insorgere di uno stato infiammatorio dell’organismo. In tali circostanze, l’induzione degli enzimi IDO (indolammina 2,3-diossigenasi) e TDO (triptofano 2,3-diossigenasi) determinano “uno spostamento” verso la “via della chinurenina”, limitando la produzione di serotonina. La maggiore prevalenza dell’acido chinolinico (QuinA), un metabolita neurotossico della chinurenina (Meier et al, 2018), può inibire la sintesi del fattore neurotrofico derivato dal cervello che riveste un ruolo molto importante nei processi di neurogenesi e di sinaptogenesi, determinando anomalie funzionali e strutturali nelle aree dell’ipotalamo, del talamo, della corteccia prefrontale e dell’amigdala, direttamente coinvolti in molti disturbi psichiatrici. In linea con questo orientamento, un maggiore livello di acido chinolinico è stato verificato in casi di disturbo depressivo maggiore, disturbo bipolare, schizofrenia, disturbi dell’umore (Marx et al, 2020), disturbo da stress post traumatico ed è stato ipotizzato che possa avere un impatto sulla qualità del sonno oltre che sulle capacità cognitive e di apprendimento (Pocivavsek et al, 2017).

E’ possibile, dunque, ritenere che la via “triptofano-chinurenina” rappresenti uno dei principali punti di incontro dell’interazione tra fattori genetici e ambientali coinvolti nella fisiopatologia e nella recidività di alcuni dei più comuni disturbi psichiatrici, ivi inclusi quelli più ricorrenti in questi mesi di pandemia: ansia, insonnia, attacchi di panico (Kwong et al, 2020) e depressione (Marazziti et al, 2013).

Ciò rende necessario pensare strategie che consentano di integrare la terapia psicologica e, ove necessaria, quella farmacologica con interventi di psicoeducazione finalizzati a modificare i comportamenti e le abitudini rivolgendoli a uno stile di vita sano. In tale prospettiva, la pratica di un’attività sportiva, l’igiene del sonno, il trascorrere del tempo all’aria aperta e un regime alimentare adeguato (che includa ad esempio uova, latte, carne, salmone, semi di sesamo / girasole / soia, patate, riso / cereali integrali, frutta a guscio, verdure a foglia, banane, cacao e cioccolato fondente) possono contribuire ad aumentare la disponibilità di Triptofano e la produzione serotonina nell’organismo, facendo conseguire all’individuo un miglior livello di benessere biopsicosociale.

Fonte: stateofmind.it

https://www.stateofmind.it/2021/04/triptofano-disturbi-psichiatrici/

Credit: Foto di cottonbro da Pexels