I ghiacciai che si sciolgono, l’Australia divorata dagli incendi, le temperature che aumentano e fanno spuntare i fiori in gennaio, le specie animali che si estinguono a velocità rapidissima. Ogni giorno media e social media raccontano gli effetti nefasti legati ai cambiamenti climatici e la conseguenza è uno stato crescente di preoccupazione. Che per qualcuno diventa anche più grave.

Colpa di quella che gli studiosi chiamano la eco ansia, termine coniato inizialmente dall’American Psychological Association, secondo il quale questo disturbo potrebbe diventare uno dei più frequenti problemi mentali negli anni a venire. I sintomi di questa malattia sono l’insonnia, gli attacchi di panico e uno stato generale di depressione. Chi soffre di eco- ansia fatica a prendere sonno, perché quando chiude gli occhi nella sua mente si generano scenari poco meno che apocalittici.

Le sensazioni prevalenti sono la rassegnazione e l’idea della ineluttabilità. Oltre al senso di responsabilità, visto che per queste persone è inevitabile pensare continuamente che il genere umano è colpevole dei cambiamenti del clima e dei problemi che stanno causando. La prima studiosa a segnalare questo disagio, che colpisce soprattutto i giovani, è stata la psicologa americana Melissa Pickett, ma non è rimasta sola. Sono state compiute ricerche nello stesso ambito anche all’università di Stanford e a quella di Umeå, in Svezia, in base alle quali risultano in aumento costante il tasso di suicidi concatenati da timori per il futuro dell’ambiente e anche le patologie psichiatriche dovute a questa preoccupazione.

A confermare l’allarme, adesso, sono arrivate anche le indagini compiute nel Regno Unito, dove i ricercatori hanno messo in evidenza che la crisi ambientale ha impatto a livello fisico ma anche sotto il profilo psicologico. Da un paio d’anni Patrick Kennedy-Williams, uno psicologo clinico di Oxford, che seguiva casi di ansia, depressione e trauma, ha iniziato a collaborare con ricercatori dell’università per seguire i casi di persone con eco ansia.

Queste persone colpite dalle informazioni, a volte anche false, relative alle conseguenze del cambiamento del clima, entrano in stato di ansia perché capiscono l’urgenza di risolvere le difficoltà ma si rendono anche conto di non essere in grado di farlo. Una situazione che conduce a una specie di paralisi con conseguenze sotto il profilo professionale. Ma che è condivisa anche da moltissimi genitori, che si trovano in crisi quando vedono i propri figli che temono per il futuro e cadono in uno stato di depressione.

Spesso capita pure ai bambini piccoli e quindi intervenire diventa indispensabile per evitare conseguenze a livello di sviluppo psicologico. Secondo i ricercatori britannici l’unico modo di aiutare i bambini e i giovani che soffrono di questa forma di ansia ecologica consiste nell’agire a favore dell’ambiente per riuscire a ridurre i problemi pratici e di conseguenza anche quelli psicologici.

Come dire che la lotta ai cambiamenti climatici coincide in qualche modo con la battaglia per contrastare l’insorgenza dell’eco-ansia. Le azioni pratiche possono essere moltissime, da compiere come famiglia insieme ai bambini o ai giovani: dal ridurre l’uso della plastica al promuovere un’alimentazione rispettosa dell’ambiente, fino ad andare il meno possibile in automobile e a scegliere per la casa energie alternative o rispettose dell’ambiente.

Decisioni da assumere rapidamente, visto che oltre mille psicologi hanno firmato una lettera aperta che mette in evidenza le conseguenze sul benessere delle nuove generazioni e chiede di intervenire. La paura e l’incertezza del futuro, legate alle immagini di una Terra ferita e depredata dai comportamenti dell’uomo, rappresentano una minaccia per il benessere dei giovani. Che si può cancellare solo con azioni positive, da avviare subito, in famiglia, come associazioni e ovviamente a livello politico.

Fonte: londraitalia.com