“Non c’è salute senza salute mentale” afferma l’Organizzazione mondiale della sanitàPer questo la salute mentale è un obiettivo prioritario di qualsiasi sistema sanitario e i dati del Belpaese, secondo l’ultimo Rapporto del Sistema informativo per la salute mentale (SISM) relativi al 31 dicembre 2017, mostrano la necessità di migliorare la rete assistenziale per il malato e le famiglie. Anche per venire incontro a questa esigenzail 17 giugno 2019è stato istituito con un decreto direttoriale un Tavolo di lavoro tecnico sulla salute mentale presso la Direzione Generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute con il compito di “verificare l’implementazione delle linee guida, linee di indirizzo e documenti scientifici; verificare l’appropriatezza e la qualità dei percorsi di trattamento e riabilitazione erogati per i disturbi mentali; approfondire l’esistenza di eventuali criticità nei Servizi territoriali ed elaborare proposte per il loro superamento e per l’ottimizzazione della rete dei servizi” e “proporre azioni operative e normative per favorire l’attuazione dei più appropriati modelli di intervento per la diagnosi, la cura e la riabilitazione psicosociale dei portatori di disagio psichico”.

Al Tavolo hanno aderito, oltre a rappresentanti del ministero della Salute, rappresentanti delle Regioni, dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), esponenti delle principali società scientifiche in materia e associazioni di pazienti e familiari. Il loro lavoro è iniziato nel 2019 e quest’anno è ripartito proprio dall’analisi dei dati forniti dal SISM, che rappresentano un prezioso strumento conoscitivo per i diversi soggetti istituzionali responsabili della definizione e attuazione delle politiche sanitarie del settore della salute mentale. La rilevazione, istituita dal decreto del 15 ottobre 2010, costituisce oggi la più ricca fonte di informazioni sugli interventi sanitari e socio-sanitari dell’assistenza alle persone adulte con problemi di salute mentale e alle loro famiglie. Per questo il quadro offerto dal SISM risulta particolarmente utile ai fini del monitoraggio dell’attività dei servizi, della quantità di prestazioni erogate, nonché delle valutazioni sulle caratteristiche dell’utenza e sui tipi di trattamento, oltre a rappresentare un valido supporto alle attività gestionali dei Dipartimenti di salute mentale (DSM) per valutare il grado di efficienza e di utilizzo delle risorse. Il risultato dell’indagine in mano al Tavolo tecnico mostra un sistema funzionante e funzionale, ma con ampi margini di miglioramento.

Nel 2017 l’Italia contava un totale di 851.189 assistiti dai servizi specialistici. I pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta con i Dipartimenti di Salute Mentale sono stati 335.794 e di questi il 91,7% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita. Sono di sesso femminile nel 53,5% dei casi, mentre la composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (67,6%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni, mentre la più alta concentrazione si ha nella classe 45-54 anni (25,3% nei maschi; 23,5% nelle femmine). I tassi relativi ai disturbi schizofrenici, ai disturbi di personalità, ai disturbi da abuso di sostanze e al ritardo mentale sono maggiori nel sesso maschile rispetto a quello femminile, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare per la depressione il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile.

A questa situazione il Sistema sanitario nazionale, con tutte le sue strutture, ha risposto erogando 11.474.311 prestazione con una media di 15,3 prestazioni per utente e la durata media del trattamento è stata pari a 815,8 giorni. In tutti questi interventi gli operatori prevalentemente impegnati sono stati medici (31,6%) e infermieri (45,1%) e se il 31,2% degli interventi è rappresentato da attività infermieristica al domicilio e nel territorio, il 24,1% lo è per attività psichiatrica, il 15,6% per attività di riabilitazione e risocializzazione territoriale, il 6,5% per attività psicologica psicoterapica e il 6% per attività di coordinamento, mentre la quota restante riguarda attività rivolte al supporto alla famiglia. Un lavoro che nel solo 2017 ha portato a 109.622 dimissioni dalle strutture psichiatriche ospedaliere (pubbliche e private), per un totale di 1.418.336 giornate di degenza e una degenza media di 12,9 giorni. Molti di questi casi sono stati trattati con varie categorie di farmaci: antidepressivi, antipsicotici e litio erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta e in generale il costo medio annuo per residente dell’assistenza psichiatrica, sia territoriale che ospedaliera, è stato di 78 Euro, un dato che il SISM ha calcolato dividendo il costo complessivo dell’assistenza psichiatrica per la popolazione adulta residente nel 2017. 

Per far fronte a tutte queste esigenze al lavoro nel 2017 all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche risultavano esserci 28.692 unità impegnate in 1.481 servizi territoriali, 2.346 strutture residenziali e 908 strutture semi-residenziali che si riferiscono a circa il 92% dei DSM. Le strutture ospedaliere in convenzione che erogano attività di assistenza psichiatrica invece sono 22, con un totale di posti letto per degenza ordinaria pari a 1.155 e a 16 posti per day hospital. In totale in Italia l’offerta di posti letto in degenza ordinaria è di 10,1 ogni 100.000 abitanti maggiorenni. “C’è molto lavoro da fare – aveva dichiarato lo scorso anno l’ex Ministro della salute Giulia Grillo – La salute mentale è un obiettivo prioritario e i dati mostrano chiaramente la necessità di migliorare la rete assistenziale per il malato e le famiglie. Arrivano ai Centri casi complessi che hanno bisogno di un approccio multidisciplinare, inoltre preoccupano le cifre sul consumo di farmaci e in particolare di antidepressivi. Abbiamo in programma anche una serie di iniziative mediatiche contro lo stigma. Ma quel che mi preme di più è dare una dignità diversa all’intero settore fino ad oggi marginalizzato”. Un’eredità che adesso, COVID-19 permettendo, è in mano al Ministro Roberto Speranza.

Fonte: unimondo.org

https://www.unimondo.org/Notizie/Non-c-e-salute-senza-salute-mentale-193424