La sindrome di Fregoli è una rara malattia psichiatrica caratterizzata dall’assurda e delirante convinzione che parenti, amici e in generale persone strette al malato, abbiano la capacità di trasformarsi in estranei. Vediamo insieme chi è stato il primo a diagnosticare la sindrome di Fregoli, cosa succede a chi ne soffre e come poterne uscire.

Cos’è la sindrome di Fregoli

Riprendendo il precedente articolo sulla sindrome di Capgras, potremmo dire che la sindrome di Fregoli sia invece l’esatto opposto. Se nella prima, i malati avevano la credenza che i parenti o le persone a loro strette, fossero stati sostituiti con degli estranei, con quest’ultima si tende invece a credere che siano proprio i parenti o gli amici a potersi trasformare in estranei. Credono quindi che una persona, possa in realtà diventarne molte. La sindrome di Fregoli può colpire allo stesso modo sia donne che uomini, tuttavia essa sembra essere soprattutto una patologia femminile.

Possiamo quindi definire la sindrome di Fregoli come una rara malattia psichiatrica con presenza di delirio di trasformazione somatica. Questo disturbo si verifica più spesso nei pazienti con schizofrenia o in altre condizioni psicotiche organiche e non organiche. E’ stata però anche riscontrata in pazienti con epilessia. Come per la sindrome di Capgras, anche quella di Fregoli fa parte del gruppo delle “sindromi deliranti da misidentificazione”. La cosa più bizzarra è il fatto che questa sindrome possa non solo coinvolgere gli esseri umani, ma anche gli animali. Questo disturbo si riscontrerebbe infatti in molti cani.

Cosa succede a chi ne soffre

In questa sindrome, il malato avverte un senso di pericolo e di minaccia in quanto si sente costantemente perseguitato da un individuo, che lo affianca sostituendosi ad altre persone. L’individuo persecutore è sempre lo stesso soggetto a differenza invece dalla sindrome di Capgras, in cui vi sono diversi soggetti persecutori.

Il comportamento dei pazienti, sentendosi in pericolo, può rivelarsi aggressivo ed è molto spesso accompagnato da minacce verbali. La loro paranoia e la sensazione di incombente minaccia può addirittura portarli a provocare lesioni alle persone da cui si sentono inseguite, ma non solo. Chi soffre di questa sindrome ha spesso comportamenti violenti anche nei confronti del personale sanitario.

Un esempio di sindrome di Fregoli

In un caso descritto dallo psichiatra Karel W. De Pauw, dell’Università di Leed in Inghilterra, una donna affermava che suo cugino e una sua amica si travestissero per poterla seguire. Essendone fermamente convinta, si rivolgeva a suo cugino affermando che lo avrebbe riconosciuto sempre, anche quando si travestiva da persona anziana.

Su questa signora venne eseguita una Tomografia Computerizzata (TAC o CAT in inglese). Quest’ultima è una tecnica di neuroimaging che, tramite i raggi X, permette di ottenere immagini di sezioni anatomiche del cervello. Questa Tac mostrò una lesione a carico della corteccia cerebrale del lobo frontale sinistro e dei lobi temporali e occipitali destri.

Correlazioni della sindrome di Fregoli

Tale sindrome, come tante altre, è spesso correlata ad altre malattie psichiatriche e non solo, come ad esempio:

  • la schizofrenia
  • malattie come l’ictus o tumori cerebrali
  • somministrazione di farmaci come il levodopa
  • somministrazione di sostanze stupefacenti come l’ecstasy

Può anche coesistere con l’intermetamorfosi, in cui il paziente ritiene che un soggetto possa trasformarsi in un altro. Questa sindrome è rilevata anche in presenza di prosopagnosia, un disturbo che comporta il mancato riconoscimento dei volti delle persone.

Chi fu a coniare questo disturbo

Nel 1927, furono due gli psichiatri francesi a dare il nome a questa sindrome: Paul Courbon e Gustave Fail. La chiamarono così in riferimento a Leopoldo Fregoli: nato a Roma nel 1867 e morto a Viareggio nel 1936, Fregoli era un attore, regista, sceneggiatore italiano, ma soprattutto trasformista. È infatti tutt’oggi ricordato per la sua abilità nel trasformismo scenico che gli consentiva di cambiare in pochi secondi la caratterizzazione del personaggio che andava a interpretare.

I due psichiatri, in particolare, coniarono il termine in relazione al caso di una paziente che riteneva di essere perseguitata da un’attrice chiamata Robine. Quest’ultima era, secondo la paziente, in grado di trasformarsi in molti personaggi diversi. La donna era più che consapevole del fatto che le persone con cui interagiva avessero un aspetto diverso tra loro, ma nonostante ciò, rimase comunque convinta che ciascuno fosse in realtà sempre Robine.

Come vengono trattati i pazienti che soffrono della sindrome di Fregoli

Innanzitutto vi è da dire che l’aggressività verbale, ma soprattutto quella fisica, che caratterizza i soggetti che soffrono di questa sindrome, è il primo aspetto ad essere trattato a livello psicoterapeutico. Questo favorisce così una verbalizzazione della propria rabbia e contiene i sospetti e le sensazioni di pericolo del paziente. Il tutto è come sempre accompagnato da dei medicinali.

La somministrazione di farmaci antipsicotici è necessaria soprattutto se il delirio è parte della sintomatologia di altre malattie psichiatriche (come la schizofrenia). Il paziente potrebbe però manifestare anche disturbi dell’ansia o depressione, e in questo caso il medico curante potrà somministrare farmaci ansiolitici e/o antidepressivi.

Infine, la psicoterapia può essere consigliata in aggiunta o addirittura in alternativa alla terapia farmacologica. Anche in questo caso, il nucleo familiare potrebbe rivestire una funzione importante per il paziente, in modo da capire ed essere più consapevole della propria condizione.

Fonte: electomagazine.it

https://electomagazine.it/la-sindrome-di-fregoli/

Credit: Foto di Gerd Altmann da Pixabay