La sindrome di Cotard è una rara malattia psichiatrica che altera in maniera delirante la realtà. Questo poiché, le persone che ne soffrono, hanno l’assurda convinzione di essere già morte, in putrefazione o addirittura di non avere più gli organi vitali. Scopriamo di più della sindrome di Cotard: quando è stata scoperta, cosa provano le persone affette da questa sindrome e le possibili cure.

La sindrome di cotard: che cos’è esattamente?

Negazione dell’esistenza e conseguente difficoltà a comprendere la realtà circostante: sono queste le due principali conseguenze di chi soffre della sindrome di Cotard. Questo disturbo porta le persone a credere di essere morte, di non avere più determinati organi, di non avere più sangue in corpo o di percepirsi in pieno stato di putrefazione. I malati di questa sindrome, credendo di non percepire più alcuno stimolo emozionale, si auto-convincono di non essere quindi più in vita.

Le cause di questa sindrome

Ad oggi non si hanno ancora certezze sulle cause di questa malattia psichiatrica. si presuppone, però, che questa possa derivare da un’interruzione patologica delle fibre nervose che connettono il centro delle emozioni alle aree sensoriali. In questo modo, nei pazienti scaturisce l’idea di essere morti. Spesso tutto questo dipende da lesioni o atrofie cerebrali del lobo medio frontale o del lobo parietale. Questo disturbo è stato riscontrato, nella grande maggioranza dei casi, in soggetti che riportano traumi cranici, gravi insufficienze mentali e tumori cerebrali.

I rischi e le conseguenze per chi ne soffre

I pazienti in questione manifestano grandi incapacità a relazionarsi con gli altri, addirittura con i propri cari. Questo provoca in loro un senso di abbandono in realtà volontario. I pazienti, sentendosi così emarginati e provando una condizione di estrema solitudine, sono poi soggetti a gravi depressioni.

A queste possono seguire istinti omicidi, incentivati dal fatto che la persona, tanto, creda di essere già passata a miglior vita. Ma non sempre è “miglior vita”: molti malati sono infatti convinti di essere all’inferno, incrementando così ansia e disorientamento. Infine, chi soffre di questa sindrome tende a lasciarsi andare, a non prendersi più cura di sé ma soprattutto a non mangiare, andando a creare diversi squilibri anche all’organismo.

Quando e da chi è stata diagnosticata la sindrome di cotard

La sindrome di Cotard è conosciuta anche come “sindrome dell’uomo morto” oppure, traducendola direttamente dall’inglese, “sindrome dei cadaveri che camminano” (“Walking Corpse Syndrome“).

A scoprire questa sindrome, nel 1880, fu un neurologo francese: Jules Cotard, nato ad Issoudun il 1º giugno del 1840 e morto a Vanves, il 19 agosto 1889. Egli era anche un docente universitario, e fu proprio in una sua lezione all’Università di Parigi a nominare per la prima volta questo disturbo. Lui subito lo descrisse come “delirio di negazione” (dal francese, “le délire de negation”). Il medico studiò infatti il caso di una paziente (in maniera fittizia chiamata Mademoiselle X) fermamente convinta di non avere più gli organi e per questo di non doversi nemmeno più nutrire. La paziente, inoltre, credeva di essere ormai dannata per l’eternità, non potendo più morire di morte naturale.

Possibili correlazioni

Il delirio di negazione che riscontriamo nella sindrome di Cotard, è spesso riscontrato in pazienti affetti da schizofrenia, ma non solo. La malattia psichiatrica presenta molteplici analogie con la sindrome di Capgras (di cui abbiamo parlato in questo articolo), in cui i malati credono che i le persone a loro vicine, siano state sostitute con dei sosia.

La patologia è inoltre associata a quadri clinici caratterizzati da:

  • depersonalizzazione: ricorrente sensazione di scollegamento dal proprio corpo o dai propri processi mentali, come se in realtà stessimo vivendo la vita in terza persona.
  • derealizzazione: sensazione legata all’ambiente circostante e di come questo sia in realtà a noi dissociato.
  • alterazioni dell’umore.

Le cure alla sindrome di cotard

L’obiettivo principale degli psichiatri che si trovano di fronte pazienti affetti dalla sindrome di Cotard è sicuramente quello di trovare correlazioni tra il disagio del paziente ed i fattori che scatenano il disturbo. Spesso infatti il medico organizza colloqui e incontri con i familiari e le persone più affini al malato, in modo da raccogliere quante più informazioni possibili relative al quadro sindromico. Da qui, al paziente strano somministrati medicinali antidepressivi e antipsicotici, oltre che stabilizzatori dell’umore.

Terapia elettroconvulsiva

Alcuni psichiatri sostengono possa essere necessario ricorrere addirittura alla terapia elettroconvulsiva, comunemente chiamata come elettroshock. Questa consiste in una tecnica terapeutica basata sull’induzione di forti convulsioni nel paziente mediante il passaggio di una corrente elettrica, attraverso il cervello. E’ bene sottolineare, però, come i pareri riguardo questa pratica siano discordanti e come essa abbia, in molti casi, causato gravi effetti indesiderati che hanno drasticamente peggiorato le situazioni iniziali.

Sedute di psicoterapia

Tutti gli psichiatri sono invece unanimi ad intervenire con sedute di psicoterapia, pratica terapeutica della psicologia clinica e della psichiatria. Si tratta, in ogni caso, di un percorso a lungo termine che implica una certa costanza al fine di ottenere miglioramenti.

La cosa migliore è sicuramente intervenire in maniera tempestiva nel caso in cui si abbia il dubbio che una persona a noi stretta sia affetta da questo disturbo, consultando immediatamente un medico. Occorre, però, anche dire che i casi siano davvero rari e che ad oggi, i pazienti a cui è stata effettivamente diagnosticata questa sindrome, siano a malapena un centinaio.

Fonte: electomagazine.it

https://electomagazine.it/la-sindrome-di-cotard/

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