La sindrome di Capgras, conosciuta anche come “Illusione del sosia”, è una rara malattia collocabile all’interno dei disturbi psicotici atipici. Questa consiste nella delirante convinzione che una o più persone attorno a noi, solitamente parenti o amici, siano stati in realtà scambiati e che di fronte a noi vi sia quindi un “doppione” della persona. Si può quindi dire che il malato abbia in questo caso un disconoscimento della persona conosciuta.

Queste teorie sono rafforzate da dettagli secondo i pazienti inconfutabili: insoliti modi di parlare, di comportarsi, forme fisiche leggermente diverse. Il disturbo in questione ha quindi poco a che fare con allucinazioni, illusioni o deficit di memoria.

Chi viene colpito dalla sindrome di capgras

Sulla base di una ricerca effettuata nella letteratura in lingua inglese, si è sottolineato come la sindrome di Capgras si verifichi all’interno di un ampio range di età e in una molteplicità di malattie, senza quindi distinzioni tra quelle organiche e quelle psichiatriche. Secondo Sims e Kaplan (quest’ultimo è l’ autore di “Sinossi di psichiatria“, opera molto importante per la disciplina), i casi di sindrome di Capgras sarebbero leggermente più frequenti nelle donne.

Sempre da questa ricerca è emerso che le persone accusate di essere dei sosia, sono soggetti ai quali il paziente è molto legato affettivamente, motivo per cui nella maggior parte dei casi si tratta di parenti stretti o coniugi. Laddove non ci siano legami di parentela, significa che tra i due soggetti vi è comunque un legame importante: il “sosia” può infatti sostituire qualcuno che si era preso cura del paziente e con il quale quest’ultimo aveva instaurato uno stretto rapporto.

In genere, chi soffre dell’illusione del sosia è affetto da schizofrenia, in particolare di schizofrenia paranoide.

Schizofrenia e schizofrenia paranoide: cosa sono?

Con schizofrenia si intende quel disturbo caratterizzato da una forte alterazione del pensiero, della percezione, del comportamento. A ciò ne conseguono quindi deliri, allucinazioni e altri sintomi negativi.

Con schizofrenia paranoide, nello specifico, si intende la perdita del contatto con la realtà che ci circonda (psicosi). Questo porta chi ne soffre a risultare irragionevolmente sospettoso o diffidente nei confronti degli altri.

Possibili cause della sindrome di Capgras

In un articolo del 1990 gli psicologi Ellis e Young (figure molto importanti per la disciplina) ipotizzavano che la sindrome di Capgras potesse colpire le persone che avevano subito danni al sistema che produce la risposta automatica di attivazione rispetto alle facce familiari. Affermavano quindi che potessero essere proprio questi danni a provocare nei pazienti il senso di estraneità. Ellis avrebbe poi anche affermato che si trattasse di un problema di ragionamento (ahimè non sono però mai state trovate disabilità specifiche riscontrabili in ogni singolo caso).

Un altro studio interessante fu quello condotto da Hadyn (psicologo gallese) e da dei suoi colleghi, nel 1997: oggetto di studio erano proprio cinque pazienti affetti dal disturbo. Questi pazienti confermarono l’ipotesi degli studiosi basata sul fatto che i malati in questione riconoscessero consciamente i volti a loro presentati (e già noti). La cosa insolita però consisteva nel non presentare una risposta di attivazione automatica di solito legata a una associazione con le emozioni.

Sempre nel 1997, Hirstein e Ramachandran fecero un ulteriore studio, prendendo in considerazione questa volta un solo paziente. Quest’ultimo era in grado di provare emozioni e di riconoscere volti, ma non sentiva emozioni nel riconoscere facce familiari. I due studiosi ipotizzarono quindi che alla base della fatidica sindrome vi fosse una disconnessione tra la corteccia temporale e il sistema limbico, legato alle emozioni.

La storia della sindrome di Capgras

La sindrome prende il suo nome dal famoso psichiatra francese Joseph Capgras (1873-1950). All’inizio degli anni venti, fu il primo a descrivere questa forma patologica. La designò come “l’illusion des sosies” (l’illusione dei sosia), sebbene non fosse in realtà un’illusione: la percezione sensoriale era infatti intatta, a differenza invece delle illusioni vere e proprie.

Il termine “sosia” deriva dal nome del servo di Anfitrione, Sosia, nell’opera “Anfitrione” di Plauto. L’opera si basa sul mito greco: Zeus prese le sembianze di Anfitrione per sedurre Alcmena, la moglie di Anfitrione, mentre Mercurio era sotto le sembianze del servo di quest’ultimo. Fu così che Alcmena ebbe due gemelli, Ercole e Ificle. Il primo figlio di Zeus, il secondo figlio di Anfitrione.

Come si guarisce dalla sindrome di capgras

Ogni singolo paziente è un caso a sé e come tale va trattato esaminando le cause, che variano anch’esse da malato a malato. In genere, però, gli psichiatri prescrivono ai soggetti affetti dal disturbo medicinali antipsicotici ed antidepressivi.

L’assunzione di questi è sempre accompagnata dalle sedute di psicoterapia, in cui spesso svolgono un ruolo fondamentale anche i parenti. Questo perché molte volte il paziente fatica a riconoscere la propria malattia, ad ammettere il proprio disturbo in maniera totalmente autonoma. Avere al proprio fianco qualcuno di fidato, quindi (nonostante la sindrome tenda ad allontanare anche quest’ultimi), rimane un buon metodo per provare ad uscire da questa delirante sindrome.

Fonte: electomagazine.it

https://electomagazine.it/la-sindrome-di-capgras-una-malattia-psichiatrica-rara/

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