Uno studio psichiatrico dell’UMCG di Groningen, pubblicato ieri sulla rivista specializzata International Journal of Bipolar Disorders, sostiene che le psicosi di Vincent van Gogh siano da collegare all’astemia forzata.

Il pittore olandese morì il 29 luglio 1890 in seguito a un tentativo di suicidio avvenuto due giorni prima. Da allora sono state avanzate diverse teorie mediche e psicologiche sulle malattie di cui soffriva. Gli studiosi di Groningen, basandosi su lettere e informazioni mediche, hanno utilizzato interviste diagnostiche strutturate per indagare tutti i possibili disturbi psichiatrici del celebre artista.

I ricercatori, coordinati dal professore emerito di psichiatria Willem Nolen, ritengono che il pittore olandese abbia sofferto per due volte di una breve psicosi dopo aver dovuto improvvisamente smettere di bere alcolici a causa del suo ricovero ospedaliero in seguito all’episodio dell’orecchio tagliato.

Van Gogh soffriva di una combinazione di diversi disturbi psichiatrici, noti come comorbilità. È tuttavia impossibile diagnosticare con assoluta certezza uno qualsiasi di questi disturbi, anche se diverse teorie spesso suggerite sono confermate come probabili. Fin dalla prima età adulta, nelle sue lettere l’artista menzionava sintomi che si adattano a un disturbo bipolare dell’umore, in combinazione con un disturbo della personalità di natura borderline. Questi disturbi sono stati aggravati dalla sua dipendenza dall’alcol e dalla malnutrizione.

Nella ricerca i ricercatori di Groningen hanno anche confutato una serie di teorie: per esempio, non è ovvio che Van Gogh fosse schizofrenico e hanno escluso la possibilità che soffrisse di una rara malattia metabolica o di un avvelenamento da gas causato dal monossido di carbonio delle lampade.

Non è ancora chiaro se Van Gogh soffrisse di epilessia. I suoi stessi medici hanno stabilito questa diagnosi, molto probabilmente riferendosi all’”epilessia mascherata”. Ciò significa che il paziente non ha le classiche crisi epilettiche, ma piuttosto un disturbo comportamentale basato sull’attività epilettica nelle parti più profonde del cervello. Oggi, questa diagnosi è conosciuta come epilessia focale, con convulsioni che portano a manifestazioni estremamente variabili di ansia, deliri e allucinazioni. Nel caso di Van Gogh, questo potrebbe essere stato causato da danni cerebrali come risultato del suo stile di vita – abuso di alcol, malnutrizione, scarso sonno e stanchezza mentale. Poiché ai suoi tempi non erano disponibili ulteriori esami (in particolare l’elettroencefalogramma e le tecniche di imaging), la probabilità che abbia avuto l’epilessia è tuttavia difficile da dimostrare.

Fonte: 31mag.nl