“Le malattie che sfuggono al dolore divorano il corpo” sosteneva Ippocrate, padre della medicina occidentale, e di conseguenza sottolineava che il sintomo non andava respinto, bensì compreso per aiutare il corpo a tornare al suo benessere iniziale. Il vero medico, per lui, doveva occuparsi proprio di salvaguardare il naturale equilibrio della persona e, nel caso di malattie, doveva stimolare la vis medicatrix naturae, cioè quell’energia che, ad esempio, ci fa vomitare se mangiamo qualcosa che ci fa male, che cicatrizza le ferite, che fa ricalcificare un osso e così via.

Nonostante gli antichi avessero ben compreso lo stretto legame tra corpo e mente, la medicina moderna ha sempre più rafforzato la tendenza a separare nettamente gli aspetti fisici da quelli mentali e questa insistenza nel distinguere gli eventi organici da quelli psichici, accompagnata da una sempre più intensa specializzazione, ha portato la medicina a separare tra loro addirittura gli stessi aspetti fisici.Tutto questo ha generato indubbiamente interventi sempre più straordinari e mirati nel campo delle malattie fisiche da parte della medicina allopatica, ma purtroppo ha inevitabilmente perso di vista la globalità della persona togliendo così attenzione a tutto quell’universo, imprevedibile e difficilmente dimostrabile da un punto di vista scientifico, della psicosomatica.

Una frattura si può constatare da una lastra, un disagio mentale può essere diagnosticato in modo tecnico dalla medicina, ma il male dell’anima? E soprattutto può un male dell’anima esprimersi anche sul piano fisico con una malattia? L’argomento è delicato e nasconde insidie e tranelli non indifferenti. Le persone che soffrono di disagi psicosomatici denotano una sensibilità ed una fragilità che potrebbe farle cadere in inganno sulle scelte terapeutiche ed anche proprio riguardo alle figure di riferimento.

Se da un lato il medico li rassicura che stanno bene da un punto di vista clinico, dall’altro si sentono trattati da “pazzi” , perchè i sintomi sono reali quanto quelli fisici, non si possono “diagnosticare”… ma ci sono! Un convegno recentissimo svoltosi proprio a Torino ha portato a galla un grave problema: il numero  dei bimbi  “che non hanno niente ma che stanno male lo stesso perché il mal di pancia o il mal di testa, difficoltà a respirare, tosse stizzosa e patologie della pelle,  li fa smettere di andare a scuola, di uscire e di fare una vita normale” sia in crescita e, secondo l’ordine dei medici di Torino, pare essere una vera emergenza.

In tutto questo si è dovuto ammettere che  i libri di medicina non servono a comprendere cosa stia realmente accadendo e che i bambini con disturbo funzionale su base psico-relazionale rappresentano infatti circa il 10 per cento di tutte le richieste di assistenza sanitaria nella fascia da 0 a 14 anni. Una vera e propria patologia di fronte alla quale i medici non hanno a disposizione una linea guida di comportamento e dunque strumenti adeguati per affrontarla, con il rischio, come avverrebbe in un terzo dei casi secondo ricerche internazionali, che poi il disturbo venga sviluppato e portato avanti nell’età adulta, ma non solo, che venga trattato con farmaci e basta: la verità è che non basta, ma soprattutto che parecchie volte nemmeno occorre.

Eppure le medicine antiche tutto questo ce lo hanno tramandato:Platone diceva che prima di curare il corpo bisognava sanare l’anima. Galeno correlò la malattia con il profilo emotivo di specifici tipi di personalità e, in tempi più recenti, Freud a fondamento della psicosomatica elaborò il fenomeno della conversione in cui l’individuo, a fronte di una rappresentazione e di un’idea incompatibile con il proprio Io, rimuove dalla coscienza l’elemento di disturbo, reprimendolo e convertendolo in un sintomo che simboleggia ed esprime, a livello corporeo, il contenuto inaccettabile.

Tutto questo se ci si sofferma un attimo fa paura, perchè in tempi come i nostri, in cui lo stress, le problematiche climatiche ed ambientali, le difficoltà relazionali stanno disequilibrando ciò che in tutti noi dovrebbe rimanere in perfetto equilibrio per stare bene. Ecco allora che la Naturopatia in questo senso trova una sua precisa collocazione soprattutto se intesa come approccio interdisciplinare nella cura del disagio mente-corpo ed anima.

Quando vi parlo di naturopatia non la intendo come una medicina alternativa, anche se viene indicata così, perchè purtroppo per la maggior parte alternativo significa la scelta di una strada che ne esclude un’altra. Invece con grande forza desidero far arrivare il messaggio che questa disciplina  va intesa come una scelta complementare…. una via parallela alla medicina allopatica, che assolutamente deve intervenire con i suoi strumenti laddove occorre, ma che può essere supportata grazie a rimedi naturali, tecniche bioenergetiche e di rilassamento, Fiori di Bach, yoga e tanto altro, per ottimizzare il risultato in senso globale.

Spesso, i blocchi emotivi vengono tirati fuori mediante tutti gli strumenti che le medicine olistiche hanno a disposizione, ma non solo, grazie all’approfondimento della propria interiorità, fondamentale base del  cammino naturopatico, che permette anche di avere maggiore chiarezza nel dirigersi su attività creative ed artistiche come dipingere, danzare, cantare o suonare uno strumento in base proprio alle necessità  specifiche della persona , e utilizzarne così i vantaggi per il beneficio personale. Vi sto parlando di quell’unicità, ovvero la caratteristica specifica e variabile di ognuno di noi rispetto all’altro, che non può riconoscersi in schemi, protocolli e indicazioni comuni e generalizzati, proprio perchè ciascuno di noi è unico ed inimitabile e necessita di approcci mirati alla sua globalità!

Una chiave di accesso standard che apre tutte le serrature non esiste: a ognuno la sua. Mente, Corpo e Anima sono i tre distretti di cui è fatto ciascun individuo e comunicano tra di loro con un linguaggio non verbale fatto da una trama sottile di informazioni che non sono dimostrabili ad occhio nudo, e la potenza della loro reazione arriva a tutti i livelli: un’emozione può diventare colite, un rifiuto vomito, un’ansia da prestazione una dermatite atopica e via così. Una riflessione su tutto questo è davvero necessaria,non credete?

Fonte: torino.repubblica.it

https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/02/10/news/disagio_mente_-_corpo_non_e_solo_questione_di_medicina-248246857/