La Legge Basaglia? «È stata la più grande rivoluzione culturale a cui il Novecento italiano abbia dato i natali; peccato che a ciò non sia seguita una corretta continuazione sul territorio del lavoro di Franco Basaglia».

Parola di Dacia Maraini – celeberrima autrice di narrativa, poesia, teatro e saggistica, Premio Strega nel 1999 con la raccolta di racconti Buio – che domenica 21 ottobre, al Teatro Corallo di Villanuova sul Clisi, è stata la  protagonista della conferenza che porta volutamente il nome di quella sua celeberrima sceneggiatura teatrale – «Stravaganza» – scritta nel 1986 dopo aver toccato con mano, in qualità di giornalista inviata, la realtà di alcune strutture ospedaliere psichiatriche del Belpaese.

Già, ma cosa non ha funzionato in seguito all’approvazione della Legge 180/1978 che sancì definitivamente la chiusura e lo smantellamento degli ospedali psichiatrici? «Chiudere i manicomi è stato un atto doveroso e lungimirante, ma è solo il primo passo del processo ipotizzato da Basaglia. È mancata una rete in grado di accogliere i malati, curarli e integrarli all’interno del tessuto sociale. La conseguenza di tutto ciò è visibile nel peso quotidiano che, ieri come oggi, grava interamente sulle famiglie dei pazienti, spesso emarginate o abbandonate a loro stesse».

Buone pratiche. Eppure qualche esempio virtuoso c’è, secondo Maraini. «Basaglia a Trieste, così come lo psichiatra Giorgio Antonucci ad Imola, che conobbi personalmente e che mi guidò dentro l’ospedale da lui diretto, dimostrarono come le persone affette da disturbo mentale siano semplicemente malati e, in quanto tali, passibili di cura e con la possibilità di guarire. Queste città, dove la loro influenza fu forte, sono oggi maggiormente attrezzate. Ma la maggior parte dell’Italia è ancora completamente impreparata», conclude Maraini.

Fonte: giornaledibrescia.it

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