ESSERE unica figlia di una donna con un problema psichiatrico che negli ultimi mesi peggiora sempre più. E non riuscire più a godersi la propria vita. È questa la situazione che una lettrice racconta alla nostra esperta, la professoressa Nicoletta Gava, psicologa e psicoterapeuta. Da tempo, spiega la lettrice, è lei ad occuparsi di tutte le questioni burocratiche e di salute, ma in alcuni momenti il sentimento che prevale è quello di sopraffazione e ansia, un grande desiderio di mollare tutto e sparire. “Ovviamente non lo farò, ma mi chiedo come gestirlo per non cadere in depressione e non sviluppare rabbia. Inoltre, ogni volta che faccio una cosa per me stessa e non per lei mi sento in colpa”, scrive così la lettrice per ricevere un consiglio dalla psicoterapeuta.

La professoressa Gava spiega che, nel loro centro, le capita spesso di seguire persone che rivestono il delicato ruolo di caregiver, coloro che si occupano di tutte le necessità di cura, burocratiche e logistiche di qualcuno che momentaneamente o cronicamente non può badare a se stesso. Si tratta di un ruolo complesso e che nella maggior parte dei casi comporta grandi fatiche emotive. In molti casi, infatti, il caregiver – nel tentativo di accudire al meglio – rinuncia alla propria vita. Paralizzato dalla continua necessità di essere a disposizione, di esserci, di rispondere alle molte necessità, rischia il cosiddetto burnout, un vero e proprio esaurimento fisico e mentale. Ansia, depressione, senso di colpa e rabbia non sono reazioni rare in queste situazioni. È fondamentale, sottolinea l’esperta, che il caregiver costruisca (o ritrovi) un equilibrio emotivo che consenta di portare avanti la propria vita in modo progettuale, coltivando spazi di benessere che gli permettono di recuperare energie emotive e fisiche.

Qual è il consiglio? Fra le possibilità, ci sono le metodiche ipnotiche, utili sia per il loro effetto sul sistema nervoso autonomo (es. respirazione, sudorazione, battito cardiaco, tono muscolare, eventuale rossore…), sia sui processi inconsci che modulano l’emozione. Questi strumenti permettono anche di intervenire nel caso in cui forti emozioni provochino comportamenti rischiosi o che incidono negativamente sulla propria qualità di vita. Alcune volte, infatti, come accade alla nostra lettrice, può succedere di accorgersi di non “riuscire” a provare una certa emozione piacevole, di “non riuscire più a godersi nulla”- per usare le parole della donna – come se ci si trovasse di fronte a un vero e proprio blocco. In questi casi l’ipnosi permette di accedere agli elementi che hanno consolidato questo ostacolo in modo da intervenire per ristrutturarli.
Fonte: larepubblica.it

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