Uno studio epidemiologico condotto negli Stati Uniti e in Danimarca indica una possibile correlazione fra l’esposizione a elevati livelli di inquinamento ambientale e un aumento di disturbi di interesse psichiatrico, suscitando però riserve e polemiche.

Lo studio – diretto da da Atif Khan, e Andrey Rzhetsky, dell’Università di Chicago e pubblicato su “PLoS Biology” – suggerisce che l’esposizione agli inquinanti, soprattutto nei primi anni di vita, sarebbe da mettere in relazione con un aumento dei casi di disturbo bipolare, depressione maggiore, disturbi della personalità e anche schizofrenia. Questa tendenza è apparsa particolarmente marcata in Danimarca, dove secondo i ricercatori potrebbe essere collegata a un raddoppio della prevalenza di schizofrenia e disturbi di personalità.

In molti disturbi mentali, e in particolare nella schizofrenia, esiste una componente genetica che può aumentare in misura anche notevole il rischio di svilupparli; tuttavia alla loro insorgenza contribuisce in genere una pluralità di fattori, fra cui le esperienze di vita e lo stress. Poiché recenti studi sui roditori hanno segnalato la possibilità che il particolato atmosferico più fine riesca a raggiungere il cervello, Atif Khan e colleghi si sono chiesti se in questo modo l’inquinamento potesse influire sui disturbi mentali, per esempio attraverso meccanismi neuro-infiammatori.

I ricercatori hanno quindi raccolto dati sulla prevalenza di alcune patologie psichiatriche fra 151 milioni di cittadini statunitensi e 1,4 milioni di danesi e li hanno confrontati con le mappe degli indici di qualità ambientale dell’EPA, per gli Stati Uniti, e le stime di esposizione individuale all’inquinamento atmosferico per la Danimarca
Va detto che gli stessi autori sottolineano che dal confronto fra questi dati è emersa solo una correlazione – ossia un andamento parallelo fra i due fenomeni – e questo non implica che fra essi ci sia un nesso di causa-effetto. La redazione di “PloS One”, quindi, pur avendo ammesso l’articolo alla pubblicazione, ha deciso di affiancarlo a un’analisi indipendente appositamente commissionata a John Ioannidis della Stanford University, esperto in epidemiologia e medicina basata sull’evidenza.

“Un’associazione causale fra l’inquinamento atmosferico e le malattie mentali è una possibilità interessante”, scrive Ioannidis. “Nonostante l’ampia serie di dati coinvolta nelle analisi le prove disponibili presentano notevoli lacune e una lunga serie di potenziali distorsioni sistematiche possono invalidare le associazioni osservate”, a partire dalle significative differenze (tanto nel tipo di indicatori ambientali quanto nella rilevazione del numero di persone affette da disturbi) nelle due basi di dati usate, alla forte diversità dei risultati ottenuti per Stati Uniti e Danimarca (soprattutto rispetto alla tipologia di patologia riscontrata), fino alla mancata considerazione del fatto che le date delle diagnosi possono non corrispondere a quelle dell’insorgenza della malattia.

Tuttavia, poiché “un’associazione causale fra l’inquinamento atmosferico e le malattie mentali è una possibilità interessante”, conclude Ioannidis, sarebbero utili “ulteriori analisi da parte di più ricercatori”, compresi quelli che non concordano con le conclusioni di Khan e colleghi.

Fonte: lescienze.it

https://www.lescienze.it/news/2019/08/21/news/inquinamento_atmosferico_malattie_mentali_relazione_contestata-4512950/