Tutti possiamo provare ansia dinanzi a situazioni di pericolo, questa attiva in noi uno stato d’allerta che ci spinge in maniera adattiva o disadattiva a ricercare soluzioni rispetto alla situazione che stiamo vivendo o che percepiamo come potenzialmente pericolosa.

Quando l’ansia si struttura come disturbo, non è più un’esperienza contigente, ma delinea, secondo il DSM-5, una specifica classe di disturbi che comprende: il disturbo d’ansia da separazione, il mutismo selettivo, la fobia specifica, il disturbo d’ansia sociale, il disturbo di panico, l’agorafobia e il disturbo d’ansia genealizzata. In alcuni casi il disturbo può essere indotto da una condizione medica o dall’uso specifico di sostanze o farmaci.

Il disturbo d’ansia generalizzata

Il disturbo d’ansia generalizzata (GAD), in particolare, si caratterizza secondo il DSM-5, per la presenza di: ansia e preoccupazione che accompagnano la persona per un periodo di almeno sei mesi e per gran parte della giornata, coinvolgendo ogni evento della quotidianità. La preoccupazione è tale da interferire con un sano funzionamento psicologico in quanto pervasiva, durevole e capace di emergere in assenza di stimoli evidentemente allarmanti.

I sintomi del GAD sono:

  • sensazione di “nervi a fior di pelle”
  • facile affaticamento
  • difficoltà di concentrazione
  • irritabilità
  • tensione muscolare
  • alterazione del sonno.

Lo stato di tensione, come si evince dai sintomi, coinvolge aspetti “emotivi” e “fisici” tanto da compromettere il funzionamento di vita della persona in ambito sociale, lavorativo e interpersonale.

Secondo l’ICD-10 la sintomatologia è dunque sia somatica che psichica, evidenziando, negli effetti, un’ampia variabilità individuale, in cui la preoccupazione maggiore di fondo appare il timore che possa accadere qualcosa di negativo a sé stessi o alle persone care.

In un’ottica psicoanalitica, alla base delle manifestazioni del GAD compare l’angoscia, sia essa da separazione, di castrazione, morale, di annichilimento e di frammentazione del sé. Il PDM aggiunge l’angoscia derivante dalla perdita di controllo, intesa come incapacità di autoregalazione nei pensieri, nei sentimenti e nelle sensazioni.

I pattern alla base del disturbo riguardano aspetti:

  • cognitivi, che comprendono difficoltà di pensiero;
  • somatici, che comprendono vari stati di arousal fisico che possono indurre, a seconda del livello di attivazione, tensione, sudorazione, palpitazione o urgenza di minzionare e/o defecare;
  • relazionali, che comprendono conflitti relativi alla dipendenza, alla paura del rifiuto o al sentimento di colpa.

L’ansia in ottica cognitivo-comportamentale

Da un punto di vista cognitivo-comportamentale le persone con disturbi ansiosi tendono ad avere una percezione della realtà circostante costantemente influenzata da credenze disadattive che nascono da schemi mentali rigidi, ovvero modelli di lettura con cui tendiamo ad organizzare e valutare le informazioni provenienti dal mondo che ci circonda. Questi schemi, nello specifico nel GAD, si presentano come disadattivi in quanto rigidi, “semplicistici” e tendenzialmente negativi, capaci di attivare processi di pensiero:

  • dicotomici, per cui i pensieri tendono a collocarsi su estremi assoluti, Chissà come potrà andare questa cosa? Sicuramente male!
  • catastrofizzanti, ovvero tendenti a vedere in ogni problema qualcosa di irrisolvibile, Non c’è nulla che possa fare per risolvere questo problema!
  • etichettanti, ovvero tendenti a definire le situazioni in base a caratteristiche generalizzate e dunque aspecifiche, Perché dovrebbe succedermi qualcosa di bello se mi va sempre tutto male?
  • personalizzanti, ovvero tendenti a presumere in modo errato di essere causa di eventi o situazioni,
  • Non riuscirò mai a fare questa cosa io!

Le distorsioni cognitive tendono dunque sia a far sovrastimare la pericolosità degli eventi, quando rivolte verso l’esterno, ma anche a dubitare delle proprie abilità di coping quando rivolte verso sé.

La cura della salute mentale è sempre indispensabile, ma soprattutto lo è nei casi di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo, in cui il potenziamento delle abilità di coping, ovvero la capacità di trovare o seguire la giusta soluzione o indicazione, costituirebbe un fattore protettivo per sé e per l’intera comunità circostante.

Ansia nel periodo pandemico

Possiamo dunque chiederci e riflettere, in termini di salute mentale, cosa può essere utile per la nostra ansia e per chi soffre di disturbi d’ansia in relazione al delicato momento che stiamo vivendo?

  • È importante prendersi cura della propria salute mentale sempre, al fine di avere strumenti – risorse psicologiche per affrontare situazioni allarmanti;
  • Evita l’inondamento continuo di informazioni sia attivo che passivo. Non diffondere continuamente informazioni attraverso più canali di comunicazione (mail, social, Wa, messaggistica etc. etc,). Le persone hanno il diritto di alternare momenti di informazione autonoma a momenti in cui spostare il focus attentivo su altro. Puoi destinare dei momenti della tua giornata per informarti, che siano specifici e non continuativi, ma soprattutto finalizzati ad adottare strategie utili a fronteggiare il problema;
  • Evita di confondere “pareri” con giudizi scientifici selezionando le fonti che decidi di leggere o ascoltare. Il valore delle informazioni ha come unica attendibilità la fonte da cui queste provengono: pareri o “teorie” basate su credenze personali seppur diffuse non costituiscono un’alternativa alla competenza scientifica;
  • Non confondere l’ansia in risposta ad un evento allarmante con un disturbo d’ansia preesistente. In ogni caso è doveroso rispettare lo stato di preoccupazione della persona in ansia, senza “sminuire” la sensazione provata, ma tentando di non rendersi spaventanti. Ricordati che provare ansia non è una scelta della persona, ma un automatismo che fa soffrire per prima la persona che lo esperisce;
  • Sposta il tuo focus attentivo dedicandoti ad attività differenti nell’arco della giornata che non ti pongano solamente in ascolto passivo di tematiche allarmanti;
  • Individua la tua “fetta di responsabilità”, in linea con le indicazioni degli esperti, per capire ciò che puoi fare in maniera corretta. Queste strategie ti porteranno ad applicare “piccole soluzioni” utili per aumentare il tuo livello di sicurezza a dispetto dell’aumento della preoccupazione, che si traduce a livello psicologico come capacità di problem solving.

La salute mentale non è qualcosa di così astratto se pensiamo ai comportamenti che questa è in grado di generare. Preservare la capacità di tendere alla razionalizzazione in momenti altamente stressanti della nostra vita, col fine di incrementare le nostre risorse per produrre comportamenti adeguati e capaci di interrompere l’escalation della preoccupazione e della conseguente ansia, è un indispensabile fattore protettivo per il benessere dell’individuo e della società. Utilizziamo questi piccoli accorgimenti per gestire la nostra ansia e soprattutto per evitare che persone con disturbi d’ansia possano, in questo particolare momento, soffrire ancor di più.

N.B.: Le indicazioni presenti nell’articolo non sostituiscono né la valutazione né i trattamenti indispensabili alla cura dei disturbi d’ansia.

Fonte: stateofmind.it

www.stateofmind.it/2022/01/ansia-pandemia/

Foto di: Photo by Uday Mittal on Unsplash