Spesso a causare disturbi mentali non sono tratti della nostra personalità ma fattori esterni. Recentemente più di una ricerca è arrivata alla conclusione che negli anni recenti sempre più casi di malattia mentale sono stati determinati anche dai social networks: in particolare indurrebbero depressione, ansia, privazione del sonno e problemi con il proprio corpo.

Per esempio l’American Jorunal of Epidomiology ha riscontrato questo tipo di relazione riguardo all’utilizzo di Facebook, che influenzerebbe la nostra felicità. Del resto è facilmente comprensibile che, come nei casi in cui qualche “like” o commento positivo in più può gratificarci farci sentire popolari ed apprezzati, in alcune determinate circostanze possa vere l’effetto opposto. A dimostrarlo sono stati Holly Shakya, dell’Università di San Diego in California, Nicholas Christakis, di Yale, che hanno analizzato 5.208 adulti per due anni, osservando la loro condotta sul famoso social network. Da questa ricerca è emerso che a determinare infelicità e insoddisfazione è lo squilibrio tra la propria attività online e la considerazione che riceviamo dal nostro network. La conseguenza ultima è un calo di autostima. Da un’altra ricerca condotta dal Royal Society for Public Health, in Gran Bretagna, pare che il social più pericoloso sia Instagram, come riportato da 7 giovani su 10, perchè crerebbe difficoltà con l’immagine del proprio corpo. Al secondo posto Snapachat.

Passando quindi a ricerche sull’utilizzo dei social network in generale, una ricerca effettuata su 1.787 adolescenti americani ha scoperto l’utilizzo smisurato di queste piattaforme determina un maggiore senso di isolamento; in Inghilterra invece da 1.500 utenti, sempre di età compresa nella fascia dell’adolescenza, è emerso che l’utilizzo di internet provocherebbe un senso di inadeguatezza, oltre che ansia. Infine uno studio dell’anno scorso stabilisce che la causa dei problemi mentali legati all’uso dei social network non dipenderebbe dalle aspettative disattese o da particolari situazioni quanto piuttosto dal tempo che ciascuno spende su queste piattaforme.