Per superare la malattia mentale uno dei passaggi fondamentali è l’integrazione sociale e spesso questo avviene anche attraverso l’inserimento lavorativo. Ma quali  e quante sono le difficoltà che le persone affette da disturbi mentali incontrano in questo processo?  Anche se dovrebbe essere un diritto riconosciuto e tutelato, i fatti sono ben diversi.  Lo studio condotto da Daniela Pavoncello per Inapp cerca di rispondere a questi interrogativi e per capire dove sussistono i maggiori ostacoli sono stati utilizzati i dati raccolti da Isfol e la letteratura disponibile.

Dall’analisi emerge che i principali fattori che rendono difficile il processo di inserimento lavorativo sono le «percezioni e gli atteggiamenti negativi dei datori di lavoro», l’attitudine negativa delle famiglie, le difficoltà pratiche, la mancanza di fiducia nelle proprie capacità e la scarsa stima di sè, l’impatto dei farmaci e delle cure, le inadeguate possibilità di accesso ai servizi di sostegno, i problemi di comportamento e di comunicazione e gli atteggiamenti discriminatori verso i disabili psichici. Riguardo invece all’inserimento pratico, esistono quattro categorie di difficoltà: i limiti interni alle aziende, come la scarsa conoscenza delle patologie, l’impreparazione e lo scarso sostegno; l’atteggiamento nei confronti del lavoratore disabile, per esempio un’ eccessiva compassione, una scarsa valorizzazione delle sue capacità o una vigilanza eccessiva; le motivazioni dell’assunzione che possono essere problematiche, laddove talvolta si tratta di pietà o mera osservanza delle leggi; e infine i limiti auto imposti dai pazienti, come ansia, scarsa autostima, le aspettative, il sentimento di solitudine e la destabilizzazione di fronte alla novità del lavoro. Dalla ricerca emergono anche problemi riguardo al comportamento, alla necessità di supervisione e ai limiti produttivi, la mancanza di supporto dei servizi pubblici e l’assenza di politiche per facilitare l’assunzione (per esempio si sono riscontrati vari riferimenti a sgravi fiscali nelle risposte ottenute) e la difficoltà nel conoscere le reali competenze della persona disabile.

Oltre a sottolineare i problemi relativi all’inserimento lavorativo delle persone affette da disturbi mentali, Pavonetto prova anche a identificare alcune soluzioni come: maggiore informazione, l’impegno combinato del settore pubblico e delle aziende, un processo con cui individuare le potenziali difficoltà  relative al disturbo sia del lavoratore sia della normale prosecuzione dell’operatività aziendale, il supporto della famiglia e momenti di verifica e valutazione complessiva.