Mentre aspettiamo il decollo dell’iniziativa con Giorgi Carpinteri, oggi parliamo del legame tra arte e malattia psichiatrica, quando la prima può diventare un mezzo di espressione e terapeutico per la seconda.

Darryl Cunningham, noto artista britannico, ha pubblicato “Psychiatric Tales”, più che una normale graphic novel un vero e proprio racconto del vissuto di persone fragili affette da alcuni disturbi mentali. Undici storie basate su fatti realmente accaduti che vedono come protagonista lo stesso Cunningham che osserva le situazioni di disagio all’interno dell’ospedale, precedute o seguite dalle riflessioni dell’autore. I disturbi trattati sono vari, per citarne alcuni: depressione, dipendenza, autolesionismo, tendenze suicide, demenza, disturbo anti-sociale, bipolarismo e schizofrenia. L’autore racconta le esperienze che ha potuto conoscere durante la sua esperienza di operatore sanitario in un ospedale psichiatrico e dei suoi stessi ricordi di quando anche lui ha sofferto d’ansia, stress e depressione. Il fumettista, ormai affermato in Inghilterra, ha infatti dichiarato durante un intervista che la sua opera è come se fosse un doppio diario, di ciò che ha testimoniato e di ciò che ha vissuto, sia come infermiere sia come malato. Ugualmente duplice è l’obiettivo del suo lavoro: sia affrontare le sue forme di disagio sia sensibilizzare i lettori alle diverse forme di disturbi mentali raccontati nel libro.

L’intento che ha mosso Cunningham è stato quello di ridurre i pregiudizi, i cliché e le discriminazioni che queste malattie spesso determinano attraverso il fumetto, perché a suo parere questa forma creativa vanterebbe alti livelli di empatia e introspezione. Inoltre, questa opera vuole dimostrare come l’arte può svolgere anche una funzione terapeutica, oltre che divulgativa e narrativa, per coloro che soffrono di disturbi mentali: avendo la possibilità di raccontarsi e raccontare dei suoi stati d’animo il paziente può rielaborare il proprio vissuto e contestualizzarlo dandogli un valore differente.