Fronteggiare il disagio psichico richiede risorse, anche economiche, a volte anche considerevoli. In un momento in cui si susseguono i tagli in tutti i settori la spending review generale affligge anche le cure per la salute mentale. Per questo motivo un’indagine promossa dalla Fondazione Internazionale Don Luigi Di Liegro e dalla Fondation d’Harcourt ha fotografato la situazione a Roma, intervistando pazienti, associazioni e quei medici e infermieri che ogni giorno lavorano nei centri di Salute mentale della capitale. La sintesi di queste ricerche è stata pubblicata nel libro “Reti di cura e disagio psichico”, a cura di Renato Frisanco.

567 interviste hanno fatto emergere una generale carenza di personale e, appunto, risorse più scarse. Nello specifico, mentre il disagio mentale aumenta in tutte le fasce d’età, i servizi risultano ridotti a causa del blocco del turn over e dei tagli. Questo limita drasticamente, per esempio, le possibilità di educazione e prevenzione, fondamentali quanto le cure. Spesso anche nell’ ambito di pazienti già bisognosi di cure è necessario compiere una selezione in base alla gravità dei casi specifici, non potendo seguire così i casi più lievi che rischiano però di degenerare. Infine spesso c’è il rischio che si operi in modo più “sterile” somministrando farmaci e senza poter analizzare le diverse complessità dei singoli casi.

Tra le possibili soluzioni sottolineate dall’ indagine, date le risorse ridotte, emerge che si potrebbe puntare ad integrare i pazienti e portarli ad una maggiore autonomia riducendo però gli investimenti in case di cura neuropsichiatriche a favore di progetti che prevedano la predisposizione di case “private” adattate allo scopo. In questo modo i malati potrebbero tornare ad un loro personale contesto di vita. A tal proposito sono da incentivare anche i progetti lavorativi, per sostenere l’impiego dei pazienti.